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sabato 13 giugno 2020

STEP 24: Sintesi finale


Quando pensiamo all'organismo umano, lo immaginiamo sempre come una macchina perfetta, un complesso sistema di ingranaggi che lavora in completa sintonia.
Eppure, all'essere umano niente sembra bastare mai. L'idea di una perfezione ancora più perfettibile è radicata in lui da sempre e, anche se la possibilità di realizzarla è piccola, egli continua a rincorrerla.

Convinto di essere una creatura ancora in via di definizione, l'uomo è alla ricerca della forma che più gli si addice e, proprio come un nuovo demiurgo, già da parecchio tempo ormai, ha cominciato a plasmarsi fabbricando strani aggeggi di metallo, le protesi.

Tremila anni fa, quando gli egizi iniziavano a costruire i primi arti in legno, l'ingegneria era ancora un mondo oscuro e pieno di enigmi. Oggi, invece, nell'era del Villaggio Globale, ogni segreto sembra svelato e quel futuro tanto lontano che per secoli gli uomini antichi hanno immaginato nei loro miti, è arrivato.

Dalla prima mano meccanica realizzata da Parè nel XVI secolo, siamo passati ai modernissimi microchip di Elon Musk che, nel giro di un decennio, si trasformeranno nell'interfaccia tra mente e computer.

Per quanto allettante e affascinante, però, lo scenario che possiamo scorgere all'orizzonte, non è, di certo il più rassicurante. Mosso dal desiderio di superare se stesso, di migliorarsi e potenziarsi, infatti, l'uomo sta perdendo il controllo del complesso intreccio di innovazioni e invenzioni che ha realizzato.

Le protesi, infatti, seppur quasi del tutto compatibili con la biologia umana, rimangono un artefatto, l'ennesimo tentativo dell'uomo di andare contro natura.
Tutti i limiti che avevamo fissato sono stati abbattuti e, in men che non si dica, una tecnologia così grandiosa che ci ha resi capaci, per la prima volta, di dare nuova vita al nostro corpo, si è trasformata nel più grande dei nostri demoni.

Gli strumenti a cui abbiamo dato forma, passo dopo passo, stanno dando forma a noi e forse, tra qualche decennio, soverchiati dalla stessa tecnologia che abbiamo fabbricato, ci chiederemo se è possibile tornare indietro, ma a quel punto, sarà troppo tardi.

giovedì 11 giugno 2020

Nuovi sensi per l'essere umano


Siamo intrappolati, al centro di una piccolissima fetta della realtà che ci circonda. Ma possiamo estendere la nostra percezione, ampliarla a sensi che non possediamo?
David Eagleman, neuroscienziato americano, ci spiega che creare nuovi sensi per l'essere umano non è poi così assurdo.

mercoledì 10 giugno 2020

Il più grande dei nostri demoni

“Noi diventiamo ciò che vediamo. Diamo forma ai nostri strumenti e poi i nostri strumenti danno forma a noi.”
Marshall McLuhan

Costruiamo con l'illusione di dominare il corso naturale delle cose, senza sapere che, così, il controllo non fa altro che sfuggirci dalle mani.

domenica 7 giugno 2020

STEP 22: La gabbia

Trama:
In un futuro in cui con la scienza e la tecnica l'uomo crede di poter dominare il mondo, un giovane scrittore rimane prigioniero di uno strano aggeggio che doveva salvargli la carriera.

Prima puntata: Il giovane prodigio

L'ultimo romanzo di Joe Fisher aveva riscosso un successo clamoroso. Nessuno, prima della pubblicazione del libro, sarebbe stato pronto a scommettere sulla storia di Fisher e invece, senza nemmeno accorgersene, Joe aveva raggiunto la fama che aveva sempre desiderato.
Così, galvanizzata dall'incredibile accoglienza che il pubblico aveva riservato alla storia del giovane scrittore, la casa editrice decise, in men che non si dica, di proporre a Joe la stesura di un altro libro.
La vena creativa di Fisher, però, sembrava essersi completamente esaurita. Dopo mesi di attesa e riflessione, infatti, il giovane prodigio non era ancora riuscito a trovare lo spunto perfetto per la stesura della sua nuova storia e la data ultima che gli editori avevano fissato per la consegna del lavoro, si avvicinava sempre di più.
Joe non sapeva cosa fare, continuava a ripetersi che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a trovare l'idea perfetta da presentare agli editori e che il pubblico sarebbe rimasto ancora più soddisfatto dalla sua nuova storia. Ma intanto i giorni passavano, la scadenza era ormai alle porte e il plico di fogli immacolato che doveva già essere pronto per la consegna, lo fissava con aria minacciosa dalla scrivania.

Seconda puntata: La via di fuga

L'incontro con gli editori era fissato per l'ora di pranzo e Fisher, nonostante non avesse nulla di pronto da presentare, aveva deciso comunque di andare all'appuntamento, convinto del fatto che, in un modo o nell'altro, sarebbe riuscito a convincere gli editori a dargli un'altra possibilità e a prorogare, ancora una volta, la data di consegna della nuova storia.
Le cose andarono per il verso giusto.
Joe riuscì ad essere molto convincente, fece credere agli editori di avere tra le mani un' idea formidabile e che in poco tempo, sarebbe riuscito a scrivere il libro che gli avevano richiesto.
Liberatosi, almeno per il momento, degli editori, Fisher doveva trovare lo spunto giusto per incominciare a scrivere il nuovo libro. Il pensiero di deludere le aspettative del pubblico lo stava logorando e ogni idea che gli passava per la mente gli sembrava troppo banale e scontata per il libro che tutti stavano aspettando da così tanto tempo.
Sfogliando le pagine di una vecchia rivista che aveva scovato tra le infinite scartoffie che aveva sulla scrivania Joe trovò un articolo che gli cambiò la vita.
Di idee per la storia non c'era ancora traccia, ma in compenso Fisher scoprì che forse c'era un modo per ridare forza e vigore alla vena creativa che negli ultimi tempi lo aveva abbandonato. Il dottor Smith, intervistato dal settimanale che Joe aveva tra le mani, infatti, aveva parlato, per la prima volta, di una nuova protesi, altamente tecnologica, che, impiantata nel sistema nervoso di un essere umano, riusciva a stimolare e potenziare innumerevoli aree del suo cervello, a partire proprio da quella della creatività. Convinto di aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi, Fisher decise che la protesi era la sua unica via d'uscita.
Nei giorni seguenti, Joe riuscì ad incontrare il dottor Smith e lo convinse ad impiantargli la protesi il prima possibile.

Terza puntata: La gabbia

Non appena Fisher aprì gli occhi, subito dopo l'intervento, notò che qualcosa in lui era cambiato. Percepiva gli oggetti e le persone che lo circondavano in maniera completamene diversa, come se la protesi che il dottor Smith gli aveva inserito nella testa, gli permettesse di osservare qualsiasi cosa da più punti di vista contemporaneamente, rendendolo capace, così, di assorbire un numero di informazioni straordinario.
All'inizio Joe non capiva come quel nuovo modo di vedere le cose lo avrebbe aiutato a trovare un valido spunto per il suo romanzo. Sperava solo che la protesi gli avrebbe fatto venire in mente una storia incredibile da scrivere e consegnare agli editori prima della scadenza che avevano fissato di comune accordo. Ma di idee valide non c'era traccia.
Così, avvilito e del tutto scoraggiato, Fisher tornò a casa.
Non sapeva più cosa fare, i giorni passavano, l'incontro con gli editori era sempre più imminente e della storia che avrebbe dovuto consegnare, Fisher non sapeva nemmeno chi sarebbero stati i protagonisti.
Una sera, però, la protesi incominciò miracolosamente a funzionare. Osservando attentamente i libri che teneva riposti in un vecchio scaffale della camera, infatti, Joe si accorse che i loro titoli erano anagrammi perfetti di nomi, oggetti e luoghi che nella sua mente si stavano combinando insieme per creare la trama ideale per il suo libro.
Parola dopo parola, la storia si materializzava nella sua mente sempre più velocemente e, prima che facesse giorno, Joe aveva completato tutto il suo romanzo, ormai pronto per essere consegnato agli editori nel pomeriggio. Dopo poche settimane il libro fu stampato e pubblicato e, proprio come per la prima storia, il successo del suo nuovo lavoro fu incredibile.
Senza gli editori che continuavano a stargli con il fiato sul collo, finalmente Joe tornò alla vita tranquilla e spensierata di qualche mese prima.
Nei giorni seguenti però qualcosa cambiò. Fisher non se ne era accorto, ma i vicini e gli amici vedevano che il ragazzo non era più lo stesso. Si comportava in maniera strana, si faceva chiamare con un nome che non era il suo e ogni mattina si recava all'ufficio postale della città per andare al lavoro. Sconcertato dal comportamento di Joe, suo fratello lo accompagnò dal dottor Smith convinto del fatto che il medico avrebbe chiarito ogni dubbio in merito alla salute mentale di Joe.
Smith visitò attentamente Fisher, gli fece alcune domande e capì immediatamente che la ragione per cui il ragazzo si comportava in maniera così tanto insolita era proprio la presenza della protesi.
L'apparecchio che il dottore aveva inserito nella testa di Joe, infatti, contro ogni previsione, si era fuso completamente con la materia organica circostante e aveva iniziato ad influenzare il funzionamento delle altre aree del sistema nervoso. La diagnosi del medico fu drastica. Non c'erano cure, né interventi da fare per poter restituire a Joe la sua personalità.

sabato 6 giugno 2020

STEP 21: Uomo e macchina, le implicazioni etiche delle protesi




Da bambini, guardando l'uomo d'acciaio che salvava il mondo con la sua armatura super dotata e leggendo le incredibili storie dei robot, sempre più umani, di Asimov, rimanevamo affascinati e completamente catturati dalla possibilità che, un giorno, tutte quelle storie incantevoli, si sarebbero potute concretizzare nel nostro mondo.

Già gli antichi greci, nei loro miti, immaginavano un mondo nuovo e una realtà alternativa in cui uomo e macchina si sarebbero fusi, prendendo l'uno le sembianze dell'altro.
Questa prospettiva, però, per quanto affascinante e magica, continua a nascondere quel lato della medaglia più oscuro che, talvolta, è più facile ignorare.





La tecnica, oggi più che mai, è diventata, nel vero senso della parola, parte integrante della vita dell'essere umano. Alta tecnologia e apparecchiature iper innovative, infatti, non sono più semplici estensioni del nostro corpo, ma si stanno trasformando, sempre più rapidamente, in strumenti, talvolta anche microscopici, perfettamente compatibili con il nostro organismo.

Ed è proprio questo il caso delle protesi.

Le protesi, infatti, prima di essere arti, sono strumenti artificiali, apparecchi che, per quanto innovativi e tecnologicamente avanzati, non saranno mai del tutto compatibili con l'organismo biologico dell'uomo.

In quanto artificiali, infatti, proprio come qualsiasi macchina realizzata dall'ingegno e dalla creatività dell'essere umano, le protesi rimangono un artefatto, l'ennesimo tentativo dell'uomo di migliorarsi e potenziarsi per sfidare la natura e il suo volere.

Già da ora si inizia a pensare ad un futuro in cui sarà possibile sostituire parti del cervello danneggiate con una protesi, per migliorare ad esempio la memoria e, arrivati a questo punto, non sembra più, tanto difficile o azzardato, credere che fantasie come quelle dell'uomo bionico e della manipolazione delle menti siano così tanto surreali.

Oggi, infatti, stiamo entrando in una fase tecnologica appassionante e, allo stesso tempo, pericolosa, in cui, quelle che un tempo sembravano teorie fantascientifiche degne solo dei romanzi più assurdi, stanno assumendo, sempre di più, i caratteri rigorosi della fisica e della matematica.


Ma dove siamo disposti ad arrivare? Saremo in grado di riconoscere il limite ultimo che separa l'uomo dalla macchina?

venerdì 5 giugno 2020

STEP 20: Uomo e natura nello Zibaldone



La ragione è nemica della natura, non già quella ragione primitiva di cui si serve l’uomo nello stato naturale, e di cui partecipano gli altri animali, parimente liberi, e perciò necessariamente capaci di conoscere. Questa l’ha posta nell’uomo la stessa natura, e nella natura non si trovano contraddizioni. Nemico della natura è quell’uso della ragione che non è naturale, quell’uso eccessivo ch’è proprio solamente dell’uomo, e dell’uomo corrotto: nemico della natura, perciò appunto che non è naturale, né proprio dell’uomo primitivo.”
Zibaldone, Leopardi

Fin dai tempi più antichi, l'uomo ha voluto credere che la ragione fosse il più grande dono che la natura potesse fargli, per renderlo una creatura unica e speciale.
Ingegno e intelletto, infatti, forse troppo ingenuamente, sono sempre stati associati alle idee di libertà e onnipotenza

Proprio come lo scienziato baconiano che con la scienza e la tecnica credeva davvero di poter prendere il posto della natura, l'uomo del nostro tempo, forse lasciandosi trascinare dall'ondata di ottimismo positivista che ancora riecheggia nella sua mente, vive nell'illusione di riuscire, prima o poi, a dominare il mondo.

Secondo Leopardi invece, la ragione, associata alla tecnica, più che all'arma per conquistare la libertà e il controllo sulla natura, assomiglia alla prigione dorata che, con le sue stesse mani, l'uomo sta costruendo e in cui si sta rinchiudendo.
Le macchine e i nuovi strumenti tecnologici, frutto di decenni di studi e scoperte, infatti, si stanno trasformando, sempre più velocemente, in estensioni del nostro corpo, vere e proprie protesi artificiali che, nel migliore degli scenari che abbiamo immaginato, dovrebbero condurci verso il dominio incontrastato della natura, ma che nella realtà, ci trascineranno verso l'autodistruzione.

L'uomo tecnico e protetico è ciò che più si discosta dalla natura. Cercando di migliorarsi e potenziarsi, infatti, l'essere umano perde il controllo delle sue stesse creazioni, rimanendo così vittima proprio della ragione e dell'intelletto che la natura stessa gli ha donato.



STEP 24: Sintesi finale

Quando pensiamo all'organismo umano, lo immaginiamo sempre come una macchina perfetta, un complesso sistema di ingranaggi che lavora i...