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venerdì 27 marzo 2020

STEP 02: Una mano per la libertà: la leggenda

Storie antichissime raccontano che molto tempo addietro, il re di Daltora aveva scelto come sposo per sua figlia Nahid, uno dei più valorosi cavalieri del regno, Amir.

Il giorno delle nozze però, Amir, inaspettatamente, abbandonò il banchetto e fuggì nel bosco.

Non sappiamo dire con certezza cosa portò il ragazzo a compiere un gesto tanto sconsiderato, forse l'amore travolgente per un'altra fanciulla o l'avversione per la vita di palazzo che cresceva in lui giorno dopo giorno, ma di qualsiasi cosa si trattasse, era di certo molto importante per il ragazzo che non ci aveva pensato due volte a mandare all'aria i piani del re.

Nel bosco, Amir si dimenava come meglio poteva tra i rami e i cespugli che lo ostacolavano, ma sfortunatamente, i fratelli della principessa lo raggiunsero in un baleno e in men che non si dica, lo accerchiarono. Il giovane cavaliere, che in tutte le battaglie si era sempre contraddistinto per valore e audacia, cercò di difendersi schivando le sferzate dei nemici, ma proprio quando riuscì a trovare un piccolo varco per fuggire, il fratello maggiore della principessa Nahid, con la spada gli tranciò la mano sinistra. I figli del re perciò, vendicata l'offesa, lasciarono Amir agonizzante nel bosco e con i loro cavalli tornarono al banchetto. Con le poche forze che gli erano rimaste, Amir avvolse la ferita nella camicia che indossava e ricominciò a vagare per il bosco.

Camminò a lungo, forse per giorni, fino a quando non arrivò in una piccola città, Protesi, molto lontana dal regno di Daltora. Amir era sfinito e la camicia con cui aveva cercato di coprire la ferita era ormai sudicia. Lungo la strada però, il cavaliere incontrò un vecchio mercante che gli offrì aiuto e lo condusse nella piccola bottega del suo amico, Aref.
Aref era un artigiano che con il tempo era diventato molto conosciuto in città grazie ad alcuni strani aggeggi che fabbricava nel suo laboratorio.
Si trattava di particolari strumenti, molto simili ad una mano, che il vecchio fabbro incominciò a costruire dopo che il suo terzo nipote, Farid, venne alla luce proprio con un arto mancante. Aref perciò, donò ad Amir una delle mani di legno che aveva realizzato , e il cavaliere, in segno di gratitudine, le diede il nome della città in cui aveva trovato rifugio.

Amir perciò, riprese il suo viaggio e in ogni città in cui si fermò raccontò la storia incredibile di Aref. Così, in poco tempo, soldati, cavalieri e mercenari che in guerra erano rimasti irrimediabilmente feriti, giunsero nella città di Protesi per farsi fabbricare una nuova mano, o meglio, una “protesi” dal vecchio artigiano.

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