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Götz von Berlichingen |
“In
combattimento, mi è stata molto più utile della carne originale”
Sono
queste le parole con cui Götz
von Berlichingen, il folle mercenario tedesco dalla mano di ferro, si
riferisce alla protesi meccanica che si fece costruire per
rimpiazzare il braccio perso durante l'assedio della città di
Landshut.
Il
soldato tedesco che, senza ombra di dubbio ha battuto sul tempo "l'eroe d'acciao" di Stan Lee, fu reso celebre da Johann Wolfgang von
Goethe, che, rimasto affascinato dalla storia del mercenario, nel
1773 diede alle stampe un dramma che raccontava le incredibili
avventure del cavaliere.
Emblema della forza e della tenacia, Götz von Berlichingen neanche dopo il terribile incidente abbandonò il campo di battaglia. Dopo essere stato colpito da una palla di cannone che gli recise di netto il braccio destro, il mercenario tedesco decise infatti, di farsi fabbricare una protesi in ferro che gli permise di combattere per oltre quarant'anni.
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Braccio meccanico di Götz von Berlichingen
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Simbolo del progresso scientifico e tecnologico inaugurato dal Rinascimento, il braccio meccanico che il soldato si fece costruire dopo essere stato ferito, è di gran lunga una delle creazioni più strabilianti del XVI secolo.
La protesi infatti, poteva essere direttamente controllata dall'arto controlaterale attraverso cavi e giunture che garantivano alla mano una presa stabile e sicura.
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Primo prototipo del braccio meccanico |
Grazie alla nuova mano di ferro, Götz von Berlichingen riuscì a combattere ancora per molto tempo, partecipando alle guerre contadine del 1525 e alla lotta contro i Turchi in Ungheria al fianco di Carlo V.
Passato alla storia come il novello Robin Hood che proteggeva i più deboli dai loro oppressori, von Berlichingen è rimasto impresso nella cultura occidentale come il soldato dal braccio di ferro, o meglio, come il primo vero "Iron Man" della storia dell'umanità.