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lunedì 27 aprile 2020

STEP 08: Il nuovo Demiurgo



"Volendo il dio che questo mondo rassomigliasse il più possibile al più bello e al più perfetto fra gli esseri intellegibili, realizzò un solo essere visibile che avesse al suo interno tutti quegli esseri che gli fossero per natura affini. Dunque abbiamo detto giustamente che il cielo è uno solo, oppure era più giusto affermare che sono molti e infiniti? Esso è uno solo, se è stato fabbricato secondo il modello. Infatti quello che contiene tutti quanti gli esseri intellegibili non potrebbe mai essere secondo dopo un altro: altrimenti, a sua volta, vi dovrebbe essere un altro essere che contenga quei due, di cui appunto quei due sarebbero parte, e dunque sarebbe più corretto dire che esso non rassomiglia a quelli ma a ciò che li contiene."

Timeo

Nel Timeo, Platone descrive la creazione dell'universo, immaginando che a plasmarlo sia stata una strana creatura divina, il Demiurgo, che lo ha modellato guardando al mondo perfetto delle idee.

Il Demiurgo viene perciò presentato come il ponte tra due mondi apparentemente inconciliabili, l'anello di congiunzione tra intellegibile e sensibile che ha generato il migliore dei mondi possibili, dando ordine e forma alla materia preesistente.


Il “divino artefice”, che nell'immaginario collettivo è rimasto impresso come la rappresentazione del sommo bene e della suprema sapienza, oggi, nell'epoca del dominio della scienza sembra essersi reincarnato proprio nelle creature che egli stesso ha plasmato.


Spinto da un'incontrastata fiducia nella tecnica infatti, l'uomo ha raccolto l'eredità del vecchio scienziato baconiano per trasformarsi nel nuovo demiurgo che progetta e crea proprio come il “divino artefice” di Platone.





L'irrefrenabile desiderio di controllo e di dominio sulla natura ha portato l'uomo ad oltrepassare limiti inauditi e, fino a poco tempo fa, impensabili da superare.

Egli è passato infatti dal progettare rudimentali protesi in legno, all'ideare complessi strumenti ipertecnologici che, se da un lato sono l'espressione del suo incredibile ingegno, dall'altro sono la prova di un progresso inarrestabile che prima o poi potrebbe sfuggirgli di mano.





Il sommo bene e la suprema sapienza infatti, non sono proprie dell'uomo perciò quello che nella nostra mente assomiglia al più bello e al più perfetto dei mondi realizzabili, nella realtà si potrebbe rivelare il più oscuro dei nostri demoni.


Riferimenti:
http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/Timeo.pdf

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