La
tecnica protesica, ormai, sembra non avere più segreti per l'uomo
che, dopo anni di studi e di ricerca nell'ambito della bioingegneria
e della medicina, è riuscito a realizzare strumenti estremamente
innovativi, in grado di sostituire, gambe e braccia umane, mantenendo
inalterate quasi tutte le funzioni principali degli arti biologici.
Ma
cosa accadrebbe se dalla progettazione di arti bionici si passasse
alla creazione di protesi da impiantare nel sistema nervoso umano?
Considerando
i passi in avanti che la scienza ha compiuto in così poco tempo,
questa non sembra più un'idea tanto assurda, anzi, appare sempre più
reale e concreta.
Ma,
indubbiamente, la realizzazione di un progetto simile si trascina
dietro dubbi e interrogativi che ne limitano lo sviluppo.
“Non
sempre quello che viene dopo è progresso”.
E
per le protesi neurologiche questa previsione potrebbe rivelarsi
assolutamente fondata. Se da un lato infatti c'è l'entusiasmo di
mettere a punto una tecnica tanto avanzata, dall'altro ci le
implicazioni etiche e morali che non possono essere ignorate.
I
limiti etici, però, non sono gli unici a rallentare lo sviluppo di
tale tecnologia. Per inserire una struttura simile nel sistema
nervoso umano, infatti, bisogna usare un sistema troppo invasivo
che permette di accedere ad aree come quella del lobo temporale in cui si trova
l'ippocampo.
I
limiti imposti dalla fisica in poco tempo potrebbero essere superati
con facilità. L'etica invece impone limiti ben più saldi. Iniziare
a lavorare sul potenziamento della mente vorrebbe dire aprire un
nuovo capitolo dello sviluppo tecnologico, a tratti anche spaventoso.
Non
è forse questo il passo definitivo verso la trasformazione dell'uomo
in macchina? E quanto può essere compatibile quest'idea con la vita
umana?
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