“La
chirurgia ha cinque compiti: eliminare il superfluo, ripristinare ciò
che è stato dislocato, separare quello che è stato unito, unire ciò
che è separato e modificare ciò che la natura ha deformato”
Ambroise
Parè
Prototipo della mano artificiale |
Così Parè, nei primi decenni del XIV secolo, anticipando di gran lunga le incredibili scoperte della robotica e della meccanica, descriveva la chirurgia.
Cavalcando
l'onda del progresso tecnologico infatti, il medico militare e
pioniere dell'arte protesica che fino ad allora si era limitato a
rimuovere frammenti di gambe o braccia di soldati rimasti feriti in
guerra, in una manciata di anni, riuscì ad elaborare il primo
prototipo di mano robotica.
Primo prototipo di gamba artificiale |
Parè, servendosi di congegni talvolta non molto elaborati e che
all'epoca venivano realizzati per il mero funzionamento di oggetti
robotici o orologi, riuscì ad ideare un nuovo modello di protesi che, non solo rimpiazzava una mano o un braccio, ma che preservava tutte
le funzionalità dell'arto biologico.
La
prima mano meccanica, le Petit Lorraine, infatti, attraverso l'uso di
fermi e molle multiple, riusciva a replicare, quasi alla perfezione,
tutte le articolazioni della mano umana.
La
protesi addirittura, fu indossata per la prima volta nel 1551, da un
capitano dell'armata francese che, riferendosi proprio alla sua mano
meccanica, diceva che funzionava talmente bene che egli riusciva ad
afferrare e rilasciare le redini del suo cavallo alla perfezione.
Parè
perciò, con le sue intuizioni e le sue invenzioni, ha posto le basi
su cui, ancora oggi, poggiano la medicina e la bioingegneria e, forse
inconsapevolmente, ha inaugurato un'era di sperimentazioni e
innovazioni volte proprio a “modificare ciò che la natura ha
deformato”.
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