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domenica 7 giugno 2020

STEP 22: La gabbia

Trama:
In un futuro in cui con la scienza e la tecnica l'uomo crede di poter dominare il mondo, un giovane scrittore rimane prigioniero di uno strano aggeggio che doveva salvargli la carriera.

Prima puntata: Il giovane prodigio

L'ultimo romanzo di Joe Fisher aveva riscosso un successo clamoroso. Nessuno, prima della pubblicazione del libro, sarebbe stato pronto a scommettere sulla storia di Fisher e invece, senza nemmeno accorgersene, Joe aveva raggiunto la fama che aveva sempre desiderato.
Così, galvanizzata dall'incredibile accoglienza che il pubblico aveva riservato alla storia del giovane scrittore, la casa editrice decise, in men che non si dica, di proporre a Joe la stesura di un altro libro.
La vena creativa di Fisher, però, sembrava essersi completamente esaurita. Dopo mesi di attesa e riflessione, infatti, il giovane prodigio non era ancora riuscito a trovare lo spunto perfetto per la stesura della sua nuova storia e la data ultima che gli editori avevano fissato per la consegna del lavoro, si avvicinava sempre di più.
Joe non sapeva cosa fare, continuava a ripetersi che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a trovare l'idea perfetta da presentare agli editori e che il pubblico sarebbe rimasto ancora più soddisfatto dalla sua nuova storia. Ma intanto i giorni passavano, la scadenza era ormai alle porte e il plico di fogli immacolato che doveva già essere pronto per la consegna, lo fissava con aria minacciosa dalla scrivania.

Seconda puntata: La via di fuga

L'incontro con gli editori era fissato per l'ora di pranzo e Fisher, nonostante non avesse nulla di pronto da presentare, aveva deciso comunque di andare all'appuntamento, convinto del fatto che, in un modo o nell'altro, sarebbe riuscito a convincere gli editori a dargli un'altra possibilità e a prorogare, ancora una volta, la data di consegna della nuova storia.
Le cose andarono per il verso giusto.
Joe riuscì ad essere molto convincente, fece credere agli editori di avere tra le mani un' idea formidabile e che in poco tempo, sarebbe riuscito a scrivere il libro che gli avevano richiesto.
Liberatosi, almeno per il momento, degli editori, Fisher doveva trovare lo spunto giusto per incominciare a scrivere il nuovo libro. Il pensiero di deludere le aspettative del pubblico lo stava logorando e ogni idea che gli passava per la mente gli sembrava troppo banale e scontata per il libro che tutti stavano aspettando da così tanto tempo.
Sfogliando le pagine di una vecchia rivista che aveva scovato tra le infinite scartoffie che aveva sulla scrivania Joe trovò un articolo che gli cambiò la vita.
Di idee per la storia non c'era ancora traccia, ma in compenso Fisher scoprì che forse c'era un modo per ridare forza e vigore alla vena creativa che negli ultimi tempi lo aveva abbandonato. Il dottor Smith, intervistato dal settimanale che Joe aveva tra le mani, infatti, aveva parlato, per la prima volta, di una nuova protesi, altamente tecnologica, che, impiantata nel sistema nervoso di un essere umano, riusciva a stimolare e potenziare innumerevoli aree del suo cervello, a partire proprio da quella della creatività. Convinto di aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi, Fisher decise che la protesi era la sua unica via d'uscita.
Nei giorni seguenti, Joe riuscì ad incontrare il dottor Smith e lo convinse ad impiantargli la protesi il prima possibile.

Terza puntata: La gabbia

Non appena Fisher aprì gli occhi, subito dopo l'intervento, notò che qualcosa in lui era cambiato. Percepiva gli oggetti e le persone che lo circondavano in maniera completamene diversa, come se la protesi che il dottor Smith gli aveva inserito nella testa, gli permettesse di osservare qualsiasi cosa da più punti di vista contemporaneamente, rendendolo capace, così, di assorbire un numero di informazioni straordinario.
All'inizio Joe non capiva come quel nuovo modo di vedere le cose lo avrebbe aiutato a trovare un valido spunto per il suo romanzo. Sperava solo che la protesi gli avrebbe fatto venire in mente una storia incredibile da scrivere e consegnare agli editori prima della scadenza che avevano fissato di comune accordo. Ma di idee valide non c'era traccia.
Così, avvilito e del tutto scoraggiato, Fisher tornò a casa.
Non sapeva più cosa fare, i giorni passavano, l'incontro con gli editori era sempre più imminente e della storia che avrebbe dovuto consegnare, Fisher non sapeva nemmeno chi sarebbero stati i protagonisti.
Una sera, però, la protesi incominciò miracolosamente a funzionare. Osservando attentamente i libri che teneva riposti in un vecchio scaffale della camera, infatti, Joe si accorse che i loro titoli erano anagrammi perfetti di nomi, oggetti e luoghi che nella sua mente si stavano combinando insieme per creare la trama ideale per il suo libro.
Parola dopo parola, la storia si materializzava nella sua mente sempre più velocemente e, prima che facesse giorno, Joe aveva completato tutto il suo romanzo, ormai pronto per essere consegnato agli editori nel pomeriggio. Dopo poche settimane il libro fu stampato e pubblicato e, proprio come per la prima storia, il successo del suo nuovo lavoro fu incredibile.
Senza gli editori che continuavano a stargli con il fiato sul collo, finalmente Joe tornò alla vita tranquilla e spensierata di qualche mese prima.
Nei giorni seguenti però qualcosa cambiò. Fisher non se ne era accorto, ma i vicini e gli amici vedevano che il ragazzo non era più lo stesso. Si comportava in maniera strana, si faceva chiamare con un nome che non era il suo e ogni mattina si recava all'ufficio postale della città per andare al lavoro. Sconcertato dal comportamento di Joe, suo fratello lo accompagnò dal dottor Smith convinto del fatto che il medico avrebbe chiarito ogni dubbio in merito alla salute mentale di Joe.
Smith visitò attentamente Fisher, gli fece alcune domande e capì immediatamente che la ragione per cui il ragazzo si comportava in maniera così tanto insolita era proprio la presenza della protesi.
L'apparecchio che il dottore aveva inserito nella testa di Joe, infatti, contro ogni previsione, si era fuso completamente con la materia organica circostante e aveva iniziato ad influenzare il funzionamento delle altre aree del sistema nervoso. La diagnosi del medico fu drastica. Non c'erano cure, né interventi da fare per poter restituire a Joe la sua personalità.

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