Trama:
In un futuro in cui con la scienza e la tecnica l'uomo crede di poter dominare il mondo, un giovane scrittore rimane prigioniero di uno strano aggeggio che doveva salvargli la carriera.
Prima
puntata: Il giovane prodigio
L'ultimo
romanzo di Joe Fisher aveva riscosso un successo clamoroso. Nessuno,
prima della pubblicazione del libro, sarebbe stato pronto a
scommettere sulla storia di Fisher e invece, senza nemmeno
accorgersene, Joe aveva raggiunto la fama che aveva sempre
desiderato.
Così,
galvanizzata dall'incredibile accoglienza che il pubblico aveva
riservato alla storia del giovane scrittore, la casa editrice decise,
in men che non si dica, di proporre a Joe la stesura di un altro
libro.
La
vena creativa di Fisher, però, sembrava essersi completamente
esaurita. Dopo mesi di attesa e riflessione, infatti, il giovane
prodigio non era ancora riuscito a trovare lo spunto perfetto per la
stesura della sua nuova storia e la data ultima che gli editori
avevano fissato per la consegna del lavoro, si avvicinava sempre di
più.
Joe
non sapeva cosa fare, continuava a ripetersi che in un modo o
nell'altro sarebbe riuscito a trovare l'idea perfetta da presentare
agli editori e che il pubblico sarebbe rimasto ancora più
soddisfatto dalla sua nuova storia. Ma intanto i giorni passavano, la
scadenza era ormai alle porte e il plico di fogli immacolato che
doveva già essere pronto per la consegna, lo fissava con aria
minacciosa dalla scrivania.
Seconda
puntata: La via di fuga
L'incontro
con gli editori era fissato per l'ora di pranzo e Fisher, nonostante
non avesse nulla di pronto da presentare, aveva deciso comunque di
andare all'appuntamento, convinto del fatto che, in un modo o
nell'altro, sarebbe riuscito a convincere gli editori a dargli
un'altra possibilità e a prorogare, ancora una volta, la data di
consegna della nuova storia.
Le
cose andarono per il verso giusto.
Joe
riuscì ad essere molto convincente, fece credere agli editori di
avere tra le mani un' idea formidabile e che in poco tempo, sarebbe
riuscito a scrivere il libro che gli avevano richiesto.
Liberatosi,
almeno per il momento, degli editori, Fisher doveva trovare lo spunto
giusto per incominciare a scrivere il nuovo libro. Il pensiero di
deludere le aspettative del pubblico lo stava logorando e ogni idea
che gli passava per la mente gli sembrava troppo banale e scontata
per il libro che tutti stavano aspettando da così tanto tempo.
Sfogliando
le pagine di una vecchia rivista che aveva scovato tra le infinite
scartoffie che aveva sulla scrivania Joe trovò un articolo che gli
cambiò la vita.
Di
idee per la storia non c'era ancora traccia, ma in compenso Fisher
scoprì che forse c'era un modo per ridare forza e vigore alla vena
creativa che negli ultimi tempi lo aveva abbandonato. Il dottor
Smith, intervistato dal settimanale che Joe aveva tra le mani,
infatti, aveva parlato, per la prima volta, di una nuova protesi,
altamente tecnologica, che, impiantata nel sistema nervoso di un
essere umano, riusciva a stimolare e potenziare innumerevoli aree del
suo cervello, a partire proprio da quella della creatività. Convinto
di aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi, Fisher decise
che la protesi era la sua unica via d'uscita.
Nei
giorni seguenti, Joe riuscì ad incontrare il dottor Smith e lo
convinse ad impiantargli la protesi il prima possibile.
Terza
puntata: La gabbia
Non
appena Fisher aprì gli occhi, subito dopo l'intervento, notò che
qualcosa in lui era cambiato. Percepiva gli oggetti e le persone che
lo circondavano in maniera completamene diversa, come se la protesi
che il dottor Smith gli aveva inserito nella testa, gli permettesse
di osservare qualsiasi cosa da più punti di vista
contemporaneamente, rendendolo capace, così, di assorbire un numero di informazioni
straordinario.
All'inizio
Joe non capiva come quel nuovo modo di vedere le cose lo avrebbe
aiutato a trovare un valido spunto per il suo romanzo. Sperava solo
che la protesi gli avrebbe fatto venire in mente una storia incredibile da
scrivere e consegnare agli editori prima della scadenza che avevano
fissato di comune accordo. Ma di idee valide non c'era traccia.
Così,
avvilito e del tutto scoraggiato, Fisher tornò a casa.
Non
sapeva più cosa fare, i giorni passavano, l'incontro con gli editori
era sempre più imminente e della storia che avrebbe dovuto
consegnare, Fisher non sapeva nemmeno chi sarebbero stati i
protagonisti.
Una
sera, però, la protesi incominciò miracolosamente a funzionare.
Osservando attentamente i libri che teneva riposti in un vecchio
scaffale della camera, infatti, Joe si accorse che i loro titoli
erano anagrammi perfetti di nomi, oggetti e luoghi che nella sua
mente si stavano combinando insieme per creare la trama ideale per il
suo libro.
Parola
dopo parola, la storia si materializzava nella sua mente sempre più
velocemente e, prima che facesse giorno, Joe aveva completato tutto
il suo romanzo, ormai pronto per essere consegnato agli editori nel
pomeriggio. Dopo poche settimane il libro fu stampato e pubblicato e,
proprio come per la prima storia, il successo del suo nuovo lavoro fu
incredibile.
Senza gli editori che continuavano a
stargli con il fiato sul collo, finalmente Joe tornò alla vita tranquilla e
spensierata di qualche mese prima.
Nei
giorni seguenti però qualcosa cambiò. Fisher non se ne era accorto,
ma i vicini e gli amici vedevano che il ragazzo non era più lo
stesso. Si comportava in maniera strana, si faceva chiamare con un
nome che non era il suo e ogni mattina si recava all'ufficio postale
della città per andare al lavoro. Sconcertato dal comportamento di
Joe, suo fratello lo accompagnò dal dottor Smith convinto del fatto
che il medico avrebbe chiarito ogni dubbio in merito alla salute
mentale di Joe.
Smith
visitò attentamente Fisher, gli fece alcune domande e capì
immediatamente che la ragione per cui il ragazzo si comportava in
maniera così tanto insolita era proprio la presenza della protesi.
L'apparecchio
che il dottore aveva inserito nella testa di Joe, infatti, contro
ogni previsione, si era fuso completamente con la materia organica
circostante e aveva iniziato ad influenzare il funzionamento delle
altre aree del sistema nervoso. La diagnosi del medico fu drastica.
Non c'erano cure, né interventi da fare per poter restituire a Joe
la sua personalità.